Come ogni autunno, da oltre un quarto di secolo, la Galleria Fondantico di Tiziana Sassoli organizza l’“Incontro con la pittura”, imperdibile appuntamento per collezionisti, studiosi e appassionati d’arte antica, giunto alla ventisettesima edizione, con la mostra intitolata Sguardi sulla pittura. Dipinti dal XVI al XIX secolo.
Nella prestigiosa sede di Casa Pepoli Bentivoglio, nel cuore di Bologna (Via de’ Pepoli 6/E), saranno esposte circa trenta opere – tra dipinti e disegni – eseguite da importanti maestri attivi a partire dalla seconda metà del Cinquecento, come Lorenzo Sabatini, detto Lorenzino da Bologna, autore di una squisita teletta destinata a un committente colto ed esigente con San Girolamo in preghiera, e Denijs Calvaert, originario di Anversa, che proprio con Sabatini lavorò tra il 1572 e il 1574 nella sala Regia in Vaticano, prima di rientrare definitivamente a Bologna, dove, poco dopo, licenziò l’Adorazione dei pastori in mostra. In apertura del Seicento si colloca la Madonna con il Bambino di Francesco Albani, colui che, tra gli allievi di Annibale Carracci, seppe mantenere più a lungo una sensibilità per il dato naturale che lo porta a intenerire gli incarnati e a conferire ai suoi personaggi una fresca e spontanea affettività.
La scuola ferrarese è rappresentata da Camillo Ricci, l’allievo meglio conosciuto e documentato dello Scarsellino, di cui si espone un inedito dipinto raffigurante la Cena in Emmaus. Esempio dello stile tardo di Giovanni Francesco Barbieri detto il Guercino è la tela, appartenuta alla famiglia di Lady Diana Spencer, con Due cherubini, in origine collocata sopra alla pala con San Luca Evangelista che dipinge la Vergine col Bambino eseguita dal centese tra il 1651 e il 1653 per l’altare maggiore della chiesa di San Francesco a Reggio Emilia (oggi al Nelson-Atkins Museum of Art di Kansas City).
Il Guercino, tra i più grandi artisti del Barocco europeo, fu anche un abilissimo disegnatore, come dimostra il foglio a penna e inchiostro con Due figure di profilo. Transitando nel XVIII secolo, incontriamo tre elegantissime opere di Donato Creti, concepite come studi preparatori: due, su carta, a monocromo, per alcune figure della monumentale pala con la Vergine in gloria e Sant’Ignazio in San Pietro a Bologna, inaugurata col suo altare il 14 aprile 1737; uno, su tela, per Il sogno di Giacobbe conservato presso la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Corsini a Roma.
Al sofisticato eloquio classicista di Creti si contrappone il gustoso rococò di Francesco Monti, come si vede nella tela con la Madonna in gloria e i Santi Filippo Neri e Barbara, modello per la grande pala custodita nell’oratorio dei Filippini a Bologna. Di alta qualità inventiva ed esecutiva sono poi la coppia di grandi tele di Francesco Lavagna, uno dei protagonisti della natura morta napoletana di inizio Settecento. Segue una vera e propria “mostra nella mostra”, dedicata all’arte di due grandi pittori bolognesi – di fama internazionale – attivi nella seconda metà del XVIII secolo, i fratelli Ubaldo e Gaetano Gandolfi, dei quali si espongono ben dodici lavori, tra dipinti e disegni, quasi tutti collegati ad opere importanti e documentate.
Del più anziano, Ubaldo, sono i freschi bozzetti per le pale d’altare destinate alla chiesa dello Spirito Santo a Cingoli, a quella di San Giorgio dei frati minori Cappuccini a Castelbolognese e al Duomo di Vercelli (agli ultimi si accompagnano anche i relativi disegni preparatori). Di Gaetano quelli per l’affresco del soffitto di Casa Gini a Bologna e per la pala con San Pellegrino dei Laziosi della chiesa dei Servi a Rimini.
Di quest’ultimo sono anche due magnifici disegni a penna raffiguranti Capricci di teste, eseguiti nel 1789, quando si trovava a Londra. Chiude la mostra un sofisticato tondo con il Busto di giovane donna eseguito da Mauro Gandolfi, figlio di Gaetano ed ultimo esponente della famiglia di artisti.